Ci sono momenti nella vita in cui è importante lasciare andare. Ma come si fa? Razionalmente può sembrare semplice, quasi banale, non è così. A cosa rinunciamo quando lasciamo andare? Quali mondi interiori incontriamo o siamo disponibili ad attraversare? Con quali emozioni entreremo in contatto?

Non ho le risposte semplicemente perché non ho mai veramente lasciato andare, o meglio forse ci sono andata vicino nel camminare e nella vocazione di perdersi che riesco a sperimentare quando sono in luoghi sconosciuti e non mi pongo nessun obiettivo.

Ma è inutile che me la racconti … non l’ho veramente mai fatto, un po’ perché nella vita sono sempre stata quella che guida, che gestisce, che sostiene, un po’ perché ne ho paura. Questo è il mio qui ed ora: una paura che mi protegge da intensità importanti del mio vissuto ma nello stesso tempo mi sta ingabbiando e decisamente non sono un animale da gabbia.

Sarà per questo che una delle mie più care amiche mi ha regalato “La vocazione di perdersi”, piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti di Franco Michieli?

E come sempre nella vita, quando stai facendo un passo verso la direzione che ti serve, quando senti, e non è esprimibile a parole, che sei pronto per un viaggio, ecco che arriva l’ispirazione o le parole che ti servono: “Se per la nostra crescita è così utile perdere la strada, o andare per una via ignota (…) dipende da un dato di fatto universale, cioè che l’evoluzione della vita si fonda sulle deviazioni: la natura stessa usa l’errore per generare la meravigliosa varietà dei viventi e la biodiversità.” (Franco Michieli)

Ed ho iniziato così a perdere la strada, con questo libro nello zaino, scarpe da trekking, una guida e un bel gruppo di persone e cani incamminandomi in uno di quei momenti della vita che ti regali, fatto di circa 80.00 passi e quella fatica e silenzio che ti portano a sentirti veramente… e allora entri in quell’ascolto profondo dove il tempo scompare, entri in contatto con quello che c’è dentro e fuori di te. Improvvisamente la mente è sgombra, inizialmente passano pensieri che nello stesso tempo arrivano e fluiscono, sensazioni che scorrono come l’acqua, esplosioni di sensi…fino a sentirti parte del tutto, e qui inizia la magia della relazione. E la senti perché emerge un ingrediente fondamentale il fidarsi: proprio quando lasci andare ti apri alla possibilità dell’inaspettato, ti affidi al tuo corpo, alle tue sensazioni, alle tue emozioni, all’esperienza di vivere con gli altri. Non c’è spazio per la cortesia finta, ma c’è la verità del sentito e pensato e c’è l’opportunità del conflitto, perché come ci insegnano i cani per dialogare, comprendersi e affidarsi è necessario scoprirsi, lasciare fluire il nostro stare nel qui ed ora senza mai perdere l’ascolto. E andare oltre … oltre all’incomprensione, oltre al giudizio, oltre al processo alle intenzioni. In questo spazio di incontro e di diversità si può semplicemente esistere e respirare assieme, condividere risorse, esprimere sé stessi nell’arricchire gli altri e il gruppo. Esistere in questo spazio e perdersi ci consente di ritrovarci nella nostra essenza più vera e di trovare un nuovo sé, perché semplicemente quello che si vive nella relazione ci cambia a tutti i livelli, ed è bellissimo in questo senso perdere se stessi o il se stessi che si era prima. E mentre vivi tutto questo comprendi che “il non dedicarsi a cercare spegne la vita spirituale, inaridendo le aspirazioni” e recuperi quello che hai scritto nella tua storia ancestrale di essere vivente, semplicemente siamo “nell’immensa casa dei viventi, senza muri e senza tetti”.

Buona vita viandanti che avete il cielo come tetto, il mondo come strada e la relazione come bussola!

Lascia un commento