Take Care … conteniamo sogni!

Siamo sociali, ci siamo evoluti a livello biologico, emotivo, cognitivo, corporeo per poter esprimere al meglio questa vocazione. Il nostro modo di interagire con l’ambiente, di comunicare, di garantire la crescita è basato sulle relazioni … se non ci fossimo organizzati in gruppi non saremo qui oggi. Ma di chi sto parlando? Chi o cosa vi è venuto in mente leggendo queste prime righe? Vi va di appuntarlo su un foglietto o di tenerlo vivo in mente? Questo è il primo punto interessante da cui partire per vivere questo viaggio di riflessione e confronto che desidero proporvi.

Io ho in mente gli animali (tra cui l’uomo). Quando incontro un cane al parco, osservo un gatto che esplora il giardino, un gruppo di daini in collina, persone al parco o in città mi piace molto osservare i loro comportamenti, il modo in cui interagiscono con l’ambiente, le emozioni che esprimono, cosa li muove. Ed è soprattutto quando specie diverse condividono uno spazio e un fare assieme che emerge un tema importante … anzi una domanda: cosa significa prendersi cura?

Nel tentare di rispondere a questo quesito mi sono imbattuta nel libro e nel pensiero di Matthew Lipman, filosofo contemporaneo, che sta sostenendo a livello culturale e metodologico lo sviluppo del pensiero nei bambini e negli adulti. La sua visione, molto interessante, propone un modello muldimensionale del pensiero. Tra i vari concetti teorizzati, c’è una forma in particolare di pensiero che emerge e regola il nostro modo di prenderci cura di noi, degli animali, della natura: il pensiero caring. Questo pensiero coniuga i nostri valori con le emozioni che associamo nell’esprimerli e si vede nei nostri comportamenti di cura. Se ad esempio tendiamo a preoccuparci di dare da mangiare e tenere al caldo gli animali che vivono con noi probabilmente tra i nostri valori c’è la sicurezza e la salute e l’agire questi valori ci gratifica molto. Se ci piace fare i buffoni, inventarci sempre nuove sfide probabilmente tra i nostri valori ci sono il gioco e la competizione. Tutti noi abbiamo valori diversi, alcuni sviluppati a partire dalle nostre caratteristiche di specie, altri trasmessi dalla famiglia o cultura in cui siamo cresciuti, altri dalle esperienze che abbiamo fatto, altri scelti con consapevolezza… E’ importante capire quali valori ci caratterizzano, perché molto spesso senza accorgercene, prendiamo decisioni, facciamo scelte o regoliamo la nostra vita e quella degli altri guidati da questo pensiero.

Che ne dite, vi va di prendervi un po’ di tempo e scrivere su un foglio i valori per voi più importanti? Volete condividerli con noi?

E qui nasce un rischio: ci comportiamo seguendo i nostri bisogni o stiamo veramente agendo il pensiero caring? Dove sta la differenza?

La differenza sta in una capacità che abbiamo di base e condividiamo con i mammiferi, l’empatia ed in particolare il pensiero empatico. Siamo in empatia quando siamo capaci di avere consapevolezza della nostra centratura emotiva e contestualmente dello stato dell’altro. Siamo capaci di un pensiero empatico quando manteniamo viva la curiosità e l’osservazione senza giudizio e ci facciamo domande come: chi è l’altro? Che bisogni sta manifestando? Quali sono le sue motivazioni? Come si sta vivendo un ambiente o un’esperienza? Che feedback mi sta mandando?

A volte non è facile farsi queste domande, perché potremmo scoprire che chi abbiamo di fronte ha bisogni, non solo diversi dai nostri, ma magari in conflitto con i nostri, oppure che lasciare spazio e autonomia all’altro significa fare i conti con le nostre paure e i nostri bisogni di controllo. Oppure che per sostenere le nostre scelte andiamo contro il senso comune o le regole sociali. Aver cura significa essere consapevoli dei propri valori e di quello che ci sta a cuore, ma è soprattutto un atto di apertura e amore verso l’altro (esservi viventi, natura, mondo), significa agire per dare la possibilità all’altro di esprimersi attraverso le proprie motivazioni, bisogni e desideri. Agire il pensiero caring significa fare quello che serve perché l’altro possa crescere, vivere e realizzarsi nel rispetto di chi è.

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