Educazione alla sostenibilità nelle scuole, l’orto dei bimbi

Una crescita serena, consapevole e rispettosa della natura è un diritto di ogni bambino, e può passare anche attraverso la realizzazione, il lavoro e la cura di un orto per educare al rispetto dell’ambiente e alla volontà di incidere positivamente sul mondo che ci circonda.

A livello didattico l’orto è uno strumento utile al raggiungimento di diversi obiettivi, conoscenze e competenze di base, in grado di veicolare insegnamenti relativi a diverse discipline come ad esempio geografia, presentando i prodotti e facendo riflettere sulla loro storia e provenienza; storia, riscoprendo gli ingredienti tradizionali e la loro evoluzione oppure la trasformazione delle tecniche di coltivazione nel corso del tempo; scienze, indagando i microorganismi, la vita vegetale e animale, il ciclo dell’acqua, le caratteristiche del suolo; educazione alimentare, sperimentando su se stessi i benefici di frutta e verdura di qualità coltivati con metodi sostenibili.

Le attività come l’orto sono importanti a livello educativo perché consentono ai bambini di sperimentare e quindi poi poter comprendere
il concetto di processo. Questo consente di interiorizzare che: perché ci possa essere una zucchina (obiettivo) è necessario attivare un processo che prevede fasi, compiti e responsabilità, cura e soprattutto tempo. Questa sperimentazione aiuta i bambini, che in questa età sono focalizzati sul breve termine e su una motivazione sul qui ed ora, a porre le basi per la progettualità a medio e lungo termine e ad una conseguente motivazione.

All’interno di un orto didattico il lavoro di progettazione e mantenimento insiste su quattro concetti importanti che sono alla base dell’educazione alla sostenibilità:

Oltre a veicolare contenuti didattici, un’attività organizzata come quella di creare e mantenere un orto, soprattutto se svolta in una dinamica di gruppo, è in grado di produrre benefici anche in differenti ambiti della crescita tra cui quello psicomotorio, evolutivo, emotivo e relazionale.

Dal punto di vista psicomotorio, le attività ortive stimolano la coordinazione dei movimenti del corpo, affinando la corrispondenza tra impulsi nervosi e atti motori, si sviluppano al meglio le abilità tattili, la capacità di presa e si soddisfa il bisogno di toccare e manipolare.

In un’ottica evolutiva si favorisce la possibilità di scoprire le proprie potenzialità, di accrescere le proprie capacità e di vederle rafforzate dalla relazione collaborativa che si instaura nel gruppo.
In ambito emotivo, attraverso progetti che vedono i bambini impegnati in ambiente naturale in attività di accudimento di fiori e piante, è possibile favorire la diminuzione di situazioni di apatia, infondere fiducia in se stessi e stimolare emozioni positive come stupore e curiosità, a discapito di altre come nervosismo e irascibilità. Inoltre il lavoro di gruppo in cui ognuno è portato a dare il proprio contributo, aiuta ad assumere atteggiamenti responsabili e di equo scambio con i compagni.

Inoltre l’orto è una bellissima metafora del ciclo di vita. I bambini sperimentano che ci sono delle fasi nella vita e che c’è una circolarità, per cui la nascita, la crescita e la morte o trasformazione hanno un senso nella natura. Imparano che a volte, anche se hai fatto del tuo meglio, qualche piantina può non crescere o ammalarsi. Sperimentano così delle emozioni che sono spiacevoli ma fondamentali per lo sviluppo delle resilienza e delle capacità di affrontare le situazioni critiche, sperimentando che si può sopravvivere alla delusione, alla tristezza, al dolore.

Infine, trovo sia giusto ricordare che il mondo dell’infanzia dovrebbe avere una sua Costituzione, un insieme di diritti (naturali) imprescindibili che consentono al bambino di diventare un adulto consapevole, e che troviamo ben sintetizzati da Gianfranco Zavalloni ne “I diritti naturali delle bambine e dei bambini”.

Gianfranco Zavalloni è stato uno dei più validi educatori del nostro paese. Dirigente scolastico, ma soprattutto maestro di scuola materna; e ancora: disegnatore, calligrafo, attore, creatore di burattini, animatore dell’Ecoistituto di Cesena, straordinario sperimentatore delle vie di una educazione non violenta, ecologica, creativa. Mentre la scuola si avvia a diventare digitale, Zavalloni ha praticato e teorizzato una scuola analogica: lenta, non competitiva, alla riscoperta della manualità e del contatto con la terra.

Lasciandovi con la lettura di questi dieci diritti che considero l’essenza di una “buona” infanzia, terreno fertile in cui seminare per un futuro rigoglioso, vi anticipo che il prossimo articolo tematico sarà proprio un approfondimento su quest’argomento, la Costituzione dei diritti naturali e il grande valore pedagogico di cui si fa portatrice.

Fonte: L’orto dei bimbi, Serena Bonura, Terra Nuova Edizioni

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