Quando sono entrata nella piccola e affascinate “Libreria dei ragazzi” nel centro storico di Jesi non potevo ancora sapere che avrei “incontrato” uno dei libricini più emozionante, veritiero e profondo che abbia mai letto…soprattutto tenendo conto del fatto che è un libro per bambini!

La storia viene narrata in prima persona da Brendon (Anton per la sua famiglia adottiva), un cane pastore Ungherese che ci racconta dal suo punto di vista la sua vita nella nuova famiglia umana composta da Friedbert (il papà), Emily (la mamma) e la piccola bimba.

In questo libro Jutta Ritcher ci fa indossare una lente, quella degli occhi del cane, di un pastore, il cui “sale della vita” è sentirsi parte di un gruppo e farsi carico di esso. Anton ha un forte desiderio di far davvero parte della famiglia, di essere benvoluto, ma senza rinunciare alle sue “propensioni naturali”. Ricorda con nostalgia la sua terra (le sconfinate steppe dell’Ungheria) e il suo compito lì.

Noi (cani pastori Ungheresi) nasciamo per sorvegliare grandi branchi. Mandrie di manzi grigi, di maiali mangalica e greggi di pecore racka. Loro strappano l’erba, belano e sono stupide. Non sanno dov’è il nord, non sanno dov’è il sud e senza di noi sarebbero perdute. Perché la puszta è il pezzo di mondo più grande del mondo. Ci vivono lo sciacallo dorato e la puzzola delle steppe, il gatto selvatico e il cane procione. Nella puszta puoi tirare dritto per giorni e giorni. Nella puszta non ci sono né steccati né confini, né case né boschi. C’è solo l’erba verde e grassa e qualche volta un pozzo, se hai fortuna, un vecchio granaio che ti ripara di notte dalla pioggia e dal vento. Ma il cielo è azzurro e profondo, nella puszta, proprio come un oceano. Noi viviamo all’aperto, col muso al vento, noi fiutiamo il pericolo e giorno e notte giriamo intorno al gregge. Se una pecora scappa dal grande cerchio, la riportiamo indietro. E non ci sono fischietti a fermarci.   Noi, questa, la chiamiamo responsabilità…Friedbert invece la chiama disobbedienza. Se mi affidasse un gregge di pecore, allora sì che capirebbe cosa vuol dire avere un cane come me. Ma lui non lo farà.

Ed ecco che comincia lo straordinario viaggio di questo libro, dove l’autrice ci fa assistere ad una costruzione ed evoluzione della Relazione.

Quante incomprensioni si creano quando nasce un legame con un altro essere vivente? Si generano tra persone, tra cani, tra gatti…figuriamoci quando parliamo di un legame che si costruisce tra due esseri di specie diverse.  Questi malintesi, però, nella storia di Anton fanno sì che nasca la voglia di mettersi in gioco non solo da parte sua, ma anche degli umani della famiglia. Ed è proprio questo il centro focale del libro, è proprio per questo che non è semplicemente classificabile come un libro che parla di cani, ma è un libro che parla di Relazione, di incontro, di confronto tra diversi, per arrivare poi ad una comprensione profonda dell’altro.

Sebbene sia un libro per bambini lo consiglio a chiunque, grande o piccino, abbia voglia di dedicare una giornata a conoscere Anton e la sua famiglia, a sorridere di tutti i guai che combina, dei punti di vista diversi che lui ci dà e, perché no, ad emozionarsi un pochino. Chiunque ha o ha avuto un cane nella vita riconoscerà in Anton un po’ del suo compagno a quattro zampe e nella sua famiglia un po’ di sé stesso.

Buona lettura!!

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