Intervista Doppia: M&M

Nome?

Muttley, cane, maschio, spitz tigrato meticcio di 7 anni circa (e chi lo sa quando
sono nato …)

Manuela, essere umano, femmina, bianco abbagliante, 41 anni (mannaggia io lo so
quando sono nata!)

Dove abiti?

Muttley: bella domanda. Speravo di essere adottato da una 80enne, con residenza
fissa, abitudini fisse, sai quelle belle routine: pranzo alle 12.00, cena alle 18.00 … e
invece …

Manuela: nel mondo. O meglio il mio nido è a Bologna ma ci muoviamo spesso tra
città, mare e boschi.

Dove vi siete conosciuti?

M&M: in canile

Come è stato il vostro primo incontro?

Muttley: ero in ufficio con le volontarie, questa storia che dovevo stare nel box vicino
ad altri cani non mi era molto chiara. Se ti devo dire la verità a 6/7 mesi non capivo
tanto perchè nel mondo ci fossero cani e soprattutto dovessi condividere con loro
spazio, risorse, attenzioni… Insomma ero in ufficio e vedo entrare lei dalla porta. Mi
ricordo che mi sorrideva e si è seduta, ho pensato: “non male”. Poi mi ha fatto fare
anche una passeggiata e neanche dopo una settimana mi ha caricato su una
scatoletta con 4 ruote la domanda era una: “di questa ci si potrà fidare?!?”

Manuela: sono arrivata in canile molto emozionata e curiosa, appena entrata ho
notato che stava in ufficio con le volontarie, spesso con le zampette appoggiate
sulle loro gambe in richiesta di carezze. Abbiamo fatto una passeggiata e nella
mente frullavano un sacco di domande: chissà cosa starà pensando? Avrà paura?
Si fiderà di me?

Qual è stato il momento in cui avete iniziato a conoscervi?

Muttley: penso di averla conosciuta fin dall’inizio, le sue emozioni, i suoi
comportamenti. Sai sono abituato ad osservare ogni suo più piccolo movimento, le
sue coreografie: hai mai osservato quanti passi può fare una femmina di essere
umano quando si deve vestire o preparare uno zaino? O quando comincia a
pensare a cosa cucinare, se uscirà con me o con i suoi amici? Quando mi propone
di giocare, quando ci rilassiamo, quando fa una roba strana, credo si chiami
mindfullness: si mette a gambe incrociate, respira e poi … non so perchè alla fine
mi addormento sempre. Sono anche molto attento alle sue emozioni, per me sono
importanti, sono le nostre coordinate di relazione… e ti confesso che quando è
entusiasta comincio a preoccuparmi seriamente: “Che cavolo di esperienza mi
proporrà oggi?”.

Manuela: ho adottato Muttley nel 2012, ma ho cominciato a conoscerlo veramente
nel 2014, quando abbiamo iniziato insieme il nostro primo percorso. Mi ricordo che
ci siamo presentati agli altri partecipanti in un prato molto grande e in un cerchio
enorme, con grandi distanze dai cani presenti. Ma era troppo per Muttley e per la
prima volta ho capito che se volevamo essere un noi sarei dovuta partire da
almeno 5 passi indietro. Così ho messo in discussione tutto e ho iniziato un viaggio
nella costruzione di un dialogo che ci ha portati in uno spazio dove creare
gestualità, ritmi, comprensioni nuove e nostre. E lui ci è sempre stato e con ostinata
autenticità mi ha sempre comunicato: me la sento o è troppo per me. E io con
ostinata perseveranza ho sempre cercato di crescere insieme, di vivere nuove
esperienze fidandomi dei suoi desideri. Credo che in quel momento di
consapevolezza abbiamo cominciato ad essere un noi. Da quel giorno del 2014 ho
cominciato a vedere Muttley e solo ora ho la sensazione di capire chi è veramente
e non ha niente a che fare con quel soggetto incontrato al canile.

Cosa hai imparato dal e del tuo compagno/a di vita?

Muttley: che ci si può fidare, che è bello ritrovarsi e anche farsi un pò i fatti propri
(te lo confesso, da un annetto alla notte dormo da solo a panza all’aria sul divano).
Che gli altri sono interessanti, questo in effetti l’ho imparato da lei. Mi ha
accompagnato nella conoscenza dei miei simili e ho scoperto che sono molto in
gamba a comunicare, che gli altri mi rispettano e che andare per boschi,
immergersi nel fango, attraversare fiumi, arrampicarsi sulle rocce, fiutare nuovi
odori, accoccolarsi su un plaid con la brezza del vento e il cielo come tetto è proprio
bello. Che è fragile e delicata e ha bisogno della mia presenza e anche coraggiosa
e solida quando ce n’è bisogno, che fa una sacco di errori e nonostante si impegni
a volte proprio non mi capisce, anche perchè passa un sacco di tempo su quegli
aggeggi luminosi con i tasti … cosa farà mai chi può dirlo. Che odia la solitudine ed
è una giocherellona: chissà se si rende conto di essere anche un pò ridicola
quando si nasconde dietro il letto per farsi trovare o mi ringhia per giocare con me
… che a volte è combattuta, insoddisfatta e allora ci buttiamo sul divano a
mangiare schifezze. Che parla, parla, parla un sacco … Anche se ho notato che
quando andiamo per boschi ama il silenzio. Che ha un sacco di amici interessanti,
a 2 e 4 zampe, anche se alcuni, ribadisco, un pò troppo GRANDI!!!!!

Manuela: non so se basterebbe un libro di 300 pagine per dire come il nostro
incontro mi ha cambiata nel profondo. Muttley per me è una grande lezione di
fiducia: nonostante i miei errori, il non comprenderlo, il chiedere continui
adattamenti e mediazioni, il cambiargli casa continuamente … si fida di me.
E si fida degli altri, con sensibilità e capacità di leggere le intenzioni e le fragilità. E’
emozionante osservare la sua natura sociale, in passeggiata, a casa, nelle relazioni
con il mondo che lo circonda. Mi ha insegnato il valore del conflitto, dell’importanza
di difendere i propri spazi e i propri punti di vista, con saggezza e fermezza. La
capacità di stare nel qui ed ora, che non è necessario programmare, organizzare,
coordinare … Che si può godere del vento seduti su una duna in spiaggia e
perdere la concezione del tempo. Che basta poco per fare festa, per entusiasmarsi.
Che l’autonomia è un valore ma è bello anche dipendere dagli altri, affidarsi ed
esprimere la propria vulnerabilità. Che si deve andare nel mondo fieri delle proprie
caratteristiche e desiderosi di accogliere quelle degli altri. Che, se è vero che si può
migliorare, è bello amarsi per quello che si è, nella propria globalità: perchè quando
mi osserva ho la sensazione che riesca ad andare sempre oltre l’apparenza. Ho ri-
scoperto la mia essenza sociale e ho capito quando sia importante per me l’affetto:
amo appartenere, amo sentire affetto, essere capita, potermi affidare, essere
autentica e fragile. Mi ha insegnato a dire di no, a scegliere di evitare contesti e
situazioni, e mantenermi fedele alla mia natura. Mi testimonia ogni giorno la
bellezza della diversità, l’opportunità di costruire un linguaggio tutto nuovo, la
frustrazione del non comprendersi, la paura di non essere in grado di esserci, la
solidità di una relazione che è talmente profonda che consente di esprimersi
pienamente.

Quali sono i vostri rituali preferiti?

Muttley: la caccia alla colazione in giardino, il divaning, preparare lo zaino,
l’aperitivo con gli amici umani, la lotta alla sera, la condivisione del kebab, le
coccole al risveglio, la preparazione della pizza, salire sulle macchine cubiche
(dovete sapere che i nostri amici umani hanno tutti macchine cubiche e con quelle
si va nei boschi).

Manuela: quando ci ri-vediamo, le coccole al risveglio, preparare lo zaino, quando
torno dalla spesa e faccio annusare gli acquisti, quando arrivo a casa e per
raccontargli la mia giornata e gli faccio annusare i vestiti e le scarpe, la
condivisione del kebab, il divaning, la spazzolatura.

Ma come fate a comunicare?

Muttley: qui è la parte divertente, perché siamo veramente diversi! All’inizio è stato
un pò una commedia degli equivoci: io ipersensibile a ogni movimento, timoroso del
contatto e deciso a non invadere mai lo spazio degli altri (un pò fissato in effetti
sono!); lei la persona più sbadata dell’universo: tipo le cade tutto dalle mani,
quando è stanca scivola dalle scale o inciampa, oltre al fatto che è una tipa fisica:
adora il contatto, lo strafugnarsi, stare accozzati … Detto questo devo anche dire
che abbiamo in comune il piacere di osservare e siamo molto attenti a cosa l’altro
comunica e così, piano piano, per tentativi ed errori abbiamo costruito una vera e
propria coreografia comunicativa, fatta di gesti e suoni. Be’ per i suoni passo la
parola a lei.

Manu: bella domanda, in realtà è un pò un mistero e allo stesso tempo è come se
un linguaggio di comprensione con i cani ce lo portassimo dentro, come eredità
dell’esserci evoluti insieme. Detto questo è un viaggio divertente, comico, fatto
di intuizioni, errori, apprendimenti e buffe mediazioni. Molto del nostro capirci
passa dagli sguardi, dai gesti e dai movimenti e non è facile descriverli a parole,
abbiamo anche un dizionario di parole buffe: tipo “nanein” che per noi significa
andare a dormire, risposarsi, rilassarsi, prendersi un tempo per sè; “tana” che
significa: “questo è il mio spazio, nessuno mi tocca, nessuno chiede, nessuno mi
chiama o prende le mie cose”; “divaning” ci si butta sul divano, su un prato, su un
plaid a panza all’aria a sgranocchiare qualcosa in una condivisione molto sociale;
“bona lè” ovvero “basta, smettila, non continuare, trova qualcosa da fare, attiva la
tua curiosità e creatività; “con me” ovvero “ci sono, questa cosa la affrontiamo
insieme, riguarda entrambi, insieme ce la possiamo fare”; “festa” ovvero “saltano
le regole, entusiasmo libero e libera espressione delle emozioni, abbaiare come se
non ci fosse un domani, corse pazze” … e tante altre parole che costruiamo
assieme nel condividere questo percorso che è la vita.

Muttley & Manu

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